“Il riposo del guerriero” del 19 febbraio 2012

Alla base di questa riflessione intorno al viaggio e alla sua origine etimologica c’è il lat. viaticum divenuto in prov.(enzale) viatge, da cui l’it. viaggio.

Lo stesso lat. viaticum si è poi mantenuto nell’it. viatico.

Viaggio e viatico sono pertanto, al di là delle apparenze, dei doppioni, doppioni dei quali il parlante contemporaneo non ha percezione.

Se si guarda al significato, però, si capisce facilmente quanto le due parole siano fittamente interrelate.

Il significato più antico, mantenutosi nella varietà letteraria, di viatico è infatti di ‘insieme di provviste necessarie ad affrontare un viaggio’, così che tra i due termini si viene a stabilire un rapporto di contiguità che, dalle provviste per il viaggio, ad un certo punto della storia linguistica romanza, è passato ad indicare il viaggio stesso.

Secondo una logica dello stesso tipo, nell’ambito della storia linguistica dell’italiano per viatico si sarebbe passati dalle ‘provviste per affrontare la via’ al sostegno tout-court, in special modo se spirituale.

Insomma, nel corso della storia linguistica dell’italiano si è, in un certo senso, “persa la via“, il sostantivo che sta alla base di viaticus e dal quale in latino si sono formate numerose parole tra le quali viare, il verbo che avremmo oggi in italiano per dire ‘viaggiare’ se non avessimo ripreso la forma provenzale.

Sul rapporto tra viaggio e conoscenza, argomento della puntata odierna del Guerriero, un rapporto si potrebbe dire vecchio come il mondo, basta rievocare il nostos omerico, il viaggio di ritorno di Ulisse/Odisseo a Itaca, per capire quanto fondante sia per l’esperienza umana e la crescita non solo intellettuale.

Per chiudere, un proverbio toscano.

Il proverbio è Chi guarda a ogni nuvolo non fa mai viaggio e invita a non sottrarsi all’esperienza.