Mala che? Malapropismi. Quando si vuole la botte piena e la moglie… vuota (per “Essere e benessere” del 26 marzo 2012 e per “Cose dell’altro geo” del 4 aprile 2012)
Difficile sfogliare Non ne ho la più squallida idea. Frasi matte da legare di Stefano Bartezzaghi senza avere la tentazione di ritornare a parlare di malapropismi, quegli usi distorti della lingua che, quando riconosciuti, provocano in chi li ascolta un sorriso, aperto o sottecchioso (da sottecchi, di etimo incerto, per indicare ‘la furtività, la natura subdola di uno sguardo’), che involontariamente contribuirà ad accelerare la circolazione della forma errata.
L’origine del nome.
Malapropismo: dal nome del personaggio di una commedia dello scrittore inglese Sheridan (fine Settecento) – Mrs. Malaprop – il cui parlare era caratterizzato dalla creazione di parole sgrammaticate di grande effetto comico. L’“errore” consisteva solitamente nell’alterazione di un suono.
Numerose le domande che l’ascolto o la lettura di un malapropismo può originare e che qui ripropongo al lettore con l’intento di alimentare una riflessione su questo fenomeno linguistico:
In che modo si arriva all’errore?
Perché le forme di “arrivo” sono proprio quelle che conosciamo?
Perché chi sbaglia si serve grosso modo sempre delle stesse forme di sostituzione?
Insomma, perché sembra che alcune parole abbiano il destino segnato in senso “malapropistico”?
C’è qualche punto di contatto tra malapropismi e patologie del linguaggio?
Le attenuanti per l’uso di malapropismi valgono indistintamente per tutti i parlanti?
Preliminare a qualunque risposta è la spiegazione del meccanismo alla base di tutti i malapropismi, indistintamente: la sostituzione del meno noto (forme dal basso rendimento funzionale, poco produttive, che ricorrono in pochi contesti spesso fissi) con il più noto.
Questa spiegazione, che per certi versi costituisce anche una sorta di attenuante nel giudicare chi li produce e chi li usa convinto della loro bontà, non assolve però tutti i parlanti. Ciò che può risultare accettabile per un parlante dotato di cultura (linguistica e non) non elevata, risulta meno tollerabile da parte di chi domina i registri e le varietà più alti della lingua.
Guardando al meccanismo che origina il malapropismo, va rilevato che l’alterazione della forma meno nota è il punto di arrivo di un processo che a monte è innescato da quella che agli occhi del parlante appare come “opacità”, una insufficiente trasparenza della parola in reazione alla quale attivare la propria conoscenza lessicale. Ne consegue la ricerca, tra le proprie conoscenze, di parole o costrutti che “suonano” più simili alla struttura insolita e, non senza una dose di presunzione, la restituzione al costrutto del significato prima assente proprio grazie all’alterazione della parola incriminata.
All’interno della folte messe di malapropismi, distinguerei però tra forme effettivamente rare, del tutto opache, che perciò offrono il fianco alla sostituzione, e forme che invece, essendo di più ampio uso, ci si aspetterebbe sostituite più per il desiderio di ottenere un effetto comico che per reale incomprensibilità.
- Al primo tipo ricondurrei
Ho dormito all’agghiaccio
Addiaccio: dal lat. adiacere ‘dormire presso’; si riferisce al punto di raccolta, alla zona individuata per far dormire il gregge all’aperto.
L’attenuante è costituita dallo scarso impiego del sostantivo, peraltro confinato alla locuzione all’addiaccio.
Mi sono sbagliata, ho preso un lapis
e non un lapsus, parola dalla struttura fonica complessa, che il parlante risolve con i più diffusi lapis o raptus, il primo perché ha in comune con la forma opaca i suoni l e s; il secondo per via di ap e della terminazione us
LAPSUS
LAPIS
RAPTUS
Ho proprio i nervi fuor di pelle
L’uso di fuor di in luogo di a fior di si spiega con la scarca comprensibilità dell’apporto significativo di fiore alla locuzione.
È come se il parlasse si chiedesse cosa c’entra il fiore con la pelle e, non sapendo darsi una risposta, ripristinasse un elemento dotato di senso, fuori, a suo giudizio alterato senza ragione, tanto più che la locuzione nel suo complesso fa riferimento al fatto di provare un grado di irritazione così elevato da poter essere toccato, tanto è in superficie, tanto è fuor di pelle.
Per quanto riguarda a fior di (presente anche in a fior d’acqua, a fior di labbra), il legame con fiore si spiega con il senso figurato di fiore ad indicare ‘la parte superiore, quindi migliore, di una cosa’ (si pensi a il fiore dell’età).
- Al secondo (pseudomalapropismi?)
Dobbiamo essere prudenti e procedere a passo d’uovo
La sostituzione qui appare meno comprensibile, perché uomo è parola del lessico fondamentale, perciò non rientra a pieno titolo nella logica “dal meno facile al più facile”. Sembrerebbe più un gioco linguistico ricercato per l’effetto comico, che un errore.
Ho preso il latte parzialmente stremato
Valgono le medesime considerazioni del caso precedente. Sia scremato che scremato, infatti, sono termini comuni, dell’uso. Perciò l’uso spontaneo, non voluto, può capitare nel singolo parlante, ma appare meno plausibile in un’ottica “di massa”.
Una diversa spiegazione potrebbe invece essere alla base di
Non potete avere la botte piena e la moglie vuota
in cui vuota è inconsciamente attivata alla stregua di un completamento automatico coerente con piena.
Ci sono poi malapropismi che più di altri corrispondono a forme che si ritrovano anche in alcune patologie del linguaggio (dislalie, hanno a che fare con i centri periferici del linguaggio, ovvero con l’apparato fonatorio, e non con i centri cerebrali, come nel caso delle afasie).
È il caso di
Di questo passo arriveremo alle candele greche
modo di dire attestato fin dalla metà del Cinquecento, ottenuto per metatesi, ovvero inversione dell’ordine di due suoni o di due sillabe nella pronuncia della parola, come cimena per cinema.
Alla base del modo di dire c’è lo stesso calende che troviamo in calendario e che lì di norma non crea difficoltà, ma che da solo suona “anomalo”.
Le Calendae segnavano il primo giorno del mese nel calendario romano e la loro ricorrenza in alle calende greche per alludere a qualcosa che non arriverà mai è legata al fatto che nel calendario greco le calende non erano previste.
Ci sono poi malapropismi dovuti alla sostituzione per mezzo di un elemento saliente in un modo di dire di significato affine
Prima o poi, tutti i nodi vengono a galla
frutto di contaminazione con la variante prima o poi la verità viene a galla, spiegabile, per l’appunto, per la corrispondenza di significato tra le due locuzioni.
Infine un caso di malapropismo accettabile
Sono tornata dalle vacanze e da domani riprendo il solito tram tram
Tran, voce onomatopeica: ‘espressione imitativa del movimento lento e regolare di un veicolo, di una macchina, ecc.’ e più tardi anche ‘andamento di vita, ritmo di lavoro lento e monotono’, si alterna con tram anche nella parola tranvai/tramvai ‘mezzo di trasporto elettrico, su binari’ (così chiamato per adattamento dell’ingl. tramway car).
In chiusura, un accenno a quei casi, già contemplati all’epoca della puntata del mese di ottobre de “Il riposo del guerriero” in cui si era discusso di malapropismi, in cui la reinterpretazione finisce per imporsi completamente, eliminando ogni traccia del precedente riferimento di una parola.
È il caso del latino periculum, il cui significato originario di ‘prova, esperimento’ ha ceduto a quello di ‘pericolo, rischio’, continuato in tutte le lingue romanze, per influsso di perire (‘perire, andare in rovina’), o di vagamondo al posto di vagabondo ripristinato dal parlante a partire dal significato di ‘giramondo’ proprio di vagabondo (malapropismo in italiano e in francese, vagamundo è forma standard in spagnolo e portoghese).
Addendum
Grazie, per aver “malapropismato” via Facebook, a
Claudia P.
Sono putrefatta dallo stupore
A scanso di equini
Gabriele M.
L’ultima ruota del bidone
Umberto B.
io e te siamo agli antilopi
…questo è il mio pallone d’achille!
Mauro S.
Chi tace al call center
Nicola D.
Ci rimbocchiamo le mani!
Oscar M.
(La zia al dentista) mio marito ha la prostata in bocca…
Aurora Z.
Il mio tallone da killer
Claudio D.
cotone e poliestero
io sono autodidattica
ho fatto una cernia dei miei fornitori
mi faccia una buona dilatazione di pagamento
Claudia P.
E allora facciamo su baracca e baracchini!
Kinga G.
avere i peli d’oca!
mi si sono accapponati i nervi
Elisa T.
Fare da capo espiatorio
Glassare su un argomento
Mi hai tappato le ali!
Predica bene e spazzola male
Sara M.
Anche l’occhio va dalla sua parte
Cristina P.
Fare una disanima
Santo D.
Convogliare a nozze
Francesco P.
Ho il polistirolo alto
Alessandra B.M.
Fare il terzo incognito
Elisa P.
Capare un ragno dal buco
Chiara M.
Imputare una gamba
Elisa M.
Cogliere la palla al volo
Claudia N.
Logopedia è una branchia di medicina
Mi dispiace, ci sono i COPRIright
Cristiana L.
Ho passato un’ora in fila in circostrizione
Mi è costato una cifra gastronomica
(in ospedale, reparto ginecologia) mi hanno fatto un’esportazione dell’utero
Gianluca R.
Non ne ho la più squallida idea
Cristina U.
la schina dorsale
muioa sansone con tutti i figlis dei
Alberto M.
…sto scattando dalle risate…!
Giulietta R.S.
A signò, er cane mio se magna sti biscotti pe ingordizia!
Luana G.
Can che abbaia non dorme!
Lidia S.
Stendiamo un velo peloso
Francesca D.
Stendiamo un velo pietroso
Luca A.
Ho comprato un armadio a 6 anche…
Alice G.
Quando morirò voglio essere cromato!
Paola R.
Le stanno facendo una cura di braccobaldo (per cobalto)
Claudia C.
Avere i tre criceti alti (per i trigligeridi: la stessa forma mi è stata riportata a voce da un medico)
C’è un diluvio a quattro
Il collega di Luca A.
Al casinò ormai sono di casa, ho fatto amicizia con il grepier della roulotte
Mi fa male un reno
Intimo con patate (per idem con patate)
Eravamo allo sharandò e ci hanno portato un flauto di mosciandon (per eravamo allo Sheraton e ci hanno portato una flute di Moet&Chandon)
(Cari colleghi a volte siamo noi insegnanti che) dovremmo farci una bella autopsia della coscienza!
Noi umani rispetto alle scimmie abbbiamo il pollice opposto!
(a chi notava la comparsa degli occhiali) sono diventato presbìtero
Roberta P.
Mettere i reni in barca!
Gianpiero D.
quanto va la gazza a ladro che ci lascia lo zaffiro…
Raffaele d.C.
Ma guarda che devono sentire i miei occhi!
Silvia P.S.
(ce) lo so da illore tempo!
…mi sono rotta di soppressi e angherie!
Martina T.
Buonanotte ai sognatori
Ginevra C.
Il dado è trattato
N’evade la mia salute
Elena C.
Coacerbo di emozioni
Claudia N.
Mi si è scarpata la slaccia!
Cristina P.
Fare le feci di
Sara M.
Ho un ampio bagagliaio di esperienza
Manuela C.
(Avere le) vene vanitose
Francesca C.
Ho perso l’orizzontamento
Mariella L.
Spezzare un’arancia a suo favore
Piantare qualcuno in asso (al posto di Nasso)
Gabriele d. N.
A caval dorato non si guarda in bocca
Tanto va la gatta al latte che ci lascia lo zampino
Affetti personali (invece di effetti)
Claudia C.
Spazzare una lancia in suo favore
Sottoministrare un farmaco
Martina G.
Sprizzo felicità da tutti i poli!
Francesca C.
A vicenza (invece di a vicenda)
Un fenomeno che sta divagando in tutto il mondo
Martina T.
Buonanotte ai sognatori
Autrice Geo
Mia nuora è una ragazza pane e acqua (per acqua e sapone)
Elisa P.
La ragnatela di Penelope
Beatrice M.
(Imprenditore ad operai) Sono stanco di lavorare, per colpa vostra, sempre con la spada di Adamo in testa!
Un’ambulanza a sirene spietate
Federica R.
Lo sfornato di patate
Jessica G.
Tanto va la gatta al largo che ci lascia il pattino!
Isabella G.
Fare una cernia dei libri
Diego S.
Fiordinando (per Ferdinando)
Mario
qui qua quo (per quid pro quo)
Cristiano C.
Aderire per le vie legali
Giorgio C.
Il dottore di lavoro
Cocoon Items
Mi può chiamare un fax che devo andare in stazione?
Ornella C.
scoiattolare, sopravvolare, ansiolitica (per ansiosa)
4 aprile 2012 at 15:35
qui qua quo
in luogo della locuzione latina
qui pro quo
da Majuscolo
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26 agosto 2012 at 09:25
che ne dite de: “Il dottore di lavoro”
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28 agosto 2012 at 06:54
Corro ad aggiungerlo alla lista dei sugerimenti… Grazie!
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28 gennaio 2013 at 09:24
un nuovo modo di indicare un capo, ben “italiano”:
il Magnager …..
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28 gennaio 2013 at 12:14
Il manager capassone… non male
Grazie!
f
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