Francesca Dragotto (Roma, 10.09.1974)
Vive e lavora a Roma, presso l’Università di Tor Vergata, dove è professoressa associata nel settore “Glottologia e Linguistica” (settore scientifico-disciplinare L-LIN/01).
Autrice, oltre che di “Tuttopoli”, di “Grammatica e sessismo – seminario-laboratorio permanente di studio del genere e delle sue implicazioni” di “Moggiopoli”, de “Il coso e la cosa”, di Linguistics4TFA e di Didattica per competenze, ha interesse e curiosità per (quasi) tutto quello che riguarda le lingue e il linguaggio.
La sua produzione bibliografica comprende più di settanta lavori, principalmente saggi e articoli su questioni connesse con la (socio)linguistica italiana e latina, con i sistemi numerali e la loro rappresentazione, con la creazione neologica, con i linguaggi della comunicazione, con gli effetti linguistici dell’interdizione psicologica, con il genere, su cui ha prodotto numerosi articoli e curato due volumi, e con la pubblicità, argomento sul quale ha pubblicato, per l’editore Egea, il volume “Non solo marketing. L’altro modo di comunicare la pubblicità” (2013). Nel 2014, insieme a Marco Ferrazzoli, capo ufficio stampa del CNR, ha curato “Parola di scienziato. La conoscenza ridotta a opinione”, volume che, dalla pubblicazione, ha ricevuto più di duecento recensioni (Universitalia).
Direttrice di “Olos, collana di studi sui linguaggi e la comunicazione” (UniversItalia) attiva dal 2012 e promotrice e coordinatrice, dal 2012, del laboratorio “Grammatica e sessismo”, insegna presso i corsi di laurea in “Lingue nella società dell’informazione”, “Scienze della comunicazione”, “Lettere”, “Letteratura italiana filologia moderna e Linguistica”, “Logopedia” e “Tecniche audioprotesiche”, nel Tirocinio Formativo Attivo per la formazione degli insegnanti, quando attivo, e presso numerosi master in presenza e a distanza.
Membro di CARIS, “Commissione dell’Ateneo di Roma ‘Tor Vergata’ per l’Inclusione degli Studenti con disabilità e DSA”, è stata inoltre coordinatrice redazionale del LIOn “Laboratorio internazionale di onomastica” e del master a distanza “Linguistica e onomastica (SLO)” ed è attualmente direttrice del master in modalità blended in “Disturbi specifici dell’apprendimento e scambio educativo” e responsabile, per l’associazione “Famiglie e minori onlus”, di cui è stata nominata nel 2017 socia onoraria, del corso di formazione su “Educare alla parità di genere. Viaggio alla scoperta della costruzione e de-costruzione sociale del genere nella lingua, nei linguaggi e nel mondo delle cose“, presente nel catalogo MIUR accessibile attraverso la piattaforma SOFIA.
Ha fatto parte dei board di Sensibilia e di Eurolinguistica sud e è membro del panel di Giornalisti nell’Erba, del comitato scientifico dell’Accademia Italiana della Cucina Mediterranea, della giuria del premio di poesia dialettale “Vincenzo Scarpellino” e ha collaborato dal 2008 al 2013 su questioni di lingua con “Il riposo del guerriero”, il programma domenicale di Radio 24 condotto da Stefano Gallarini, e con “Cose dell’altro Geo” di Rai Tre (dal 2010 al 2014 e nuovamente dal settembre 2015). Dal 2015 collabora con l’editore Zanichelli, per il quale è autrice del video blog mensile “Sentieri di parole”, e, dal 2016, con Said in Italy – il pensiero made in Italy. Saltuariamente continua l’opera di divulgazione del sapere linguistico in radio e in tv.
Vincitrice, nel 2017, del premio “Formica d’oro” (conferito dal Forum del Terzo settore del Lazio) per la diffusione della conoscenza relativa al genere al di fuori dell’università, dal 2016 è responsabile anche di diversi progetti di Alternanza Scuola-Lavoro e, dal 2017, opera come formatrice esperta nelle scuole di ogni ordine e grado nell’ambito del Piano per la formazione dei docenti MIUR 2016-2019.
Di recente ha assunto il coordinamento di una nuova collana editoriale edita a cura del Terzo settore del Lazio: “Grammatiche della società” (Milano, Blonk editore) ed è stata nominata per il prossimo triennio coordinatrice del Centro di ricerca dipartimentale multidisciplinare “Grammatica e sessismo” al termine del processo di trasformazione del laboratorio-seminario permanente ominimo attivo dal 2012.
24 settembre 2012 at 16:47
Esimia Francesca Dragotto, l’ho apprezzata oggi nella trasmissione su Rai3 “Cose dell’altro Geo” a proposito dei saluti. Lei che è linguista, cosa ne pensa dell’espressione che spesso viene usata dai giornalisti, quando dicono: “Sciopero della fame”… non sarebbe più corretto dire “Sciopero dell’alimentazione” ? Sciopero in effetti significa “astensione”.
Poi, i giornalisti hanno detto anche: “Attentato alle Torri
Gemelle”… ma purtroppo i terroristi non hanno “tentato”… poiché dal loro punto di vista, l’atto criminoso è andato a buon fine. Il verbo “attentare” significa “tentare di arrecare danno a qualcosa o a qualcuno”.
Non sarebbe più corretto dire “Atto criminoso e terroristico alle Torri Gemelle” ?
Eppure questa parola “attentato” viene usata in tutte le occasione che viene commesso un gesto criminale.
Grazie per l’attenzione.
Enrico Visetti – Genova.
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24 settembre 2012 at 17:01
Gentilissimo sig. Visetti,
grazie innanzi tutto per aver scritto per condividere con me le sue consideraioni linguistiche.
Le osservazioni che fa sono tutt’altro che peregrine: se la lingua evolvesse e si dipanasse nei meandri della comunicazione in modo “analogico” – mi passi il termine che prendo in prestito da una delle più antiche dispute linguistiche dell’antichità – avremmo per i termini che propone delle restrizioni che di fatto nullificherebbero i significati attuali.
La lingua, però, da sempre, è analogica e al tempo stesso “anomala” (l’altro elemento dell’antica disputa); si piega ai bisogni comunicativi che spesso sono mossi dall’emotività, dall’esigenza di immediatezza e ciò può determinare delle incongruenze che funzionano e anzi diventano nuovi significati di riferimento per quei termini.
Credo che la riflessione sia la sola via che ci permetta di muoverci nel ginepraio che si cela appena sotto la superficie delle parole. E mi sembra che lei, come me, provi forte il gusto di farlo. Tutto ciò posto… a volte si è costretti a stare a guardare, pronti ad intervenire non appena l’abuso linguistico porti il termine a diventare un termine del ri-riuso pronto per mille occasioni. E alla mercè di chi con le parole controlla le masse.
Che ne pensa?
Saluti, è il caso di dire
F.
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4 dicembre 2012 at 22:16
Non trovavo altro posto dove scrivere per farle notare questo monologo di George Carlin, brillante come sempre, ma particolarmente interessante sul come usiamo la lingua.
Che ne pensa?
Ecco il collegamento:
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7 dicembre 2012 at 16:29
Grazie per la segnalazione, vado a vederlo!
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23 aprile 2013 at 11:47
Buongiorno Francesca, ti ascolto spesso nel “Riposo del guerriero” e poiché ti te mi fido ti sottopongo un quesito. Le ultime vicende politiche hanno suscitato, da parte dei giornali, l’uso frequente del modo di dire “stracci che volano”, riferito alle polemiche, baruffe, rese dei conti interne ad un partito. Mi chiedo: è corretto? Gli “stracci volanti” del detto, non erano gli ultimi, i più umili, quelli che non contano? Quelli che quando succede qualche rivolgimento, sono maggiormente esposti e meno tutelati e dunque preferibilmente ci rimettono più di tutti? Non è che i gazzettieri si sbagliano con i “piatti o con gli insulti che volano” quando si è alla resa dei conti in una coppia? Il dubbio mi viene, perché tempo fa, in un grande giornale nazionale, qualcuno ha usato l’espressione “la spada di damocle” al posto della goccia che fa traboccare il vaso. Magari si era spezzato il filo e la spada era caduta dentro al vaso che per colmo di sventura era quello di Pandora 🙂 Attendo il tuo autorevole pronunciamento.
Gianfranco
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19 Maggio 2014 at 07:32
Buongiorno! Scopro solo oggi questi commenti, che non mi sono mai stati segnalati da WordPress. Mi scuso perciò per non aver mai risposto. Lo farò apena possibile. Ma lo farò!
Francesca
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23 aprile 2013 at 13:46
Post scriptum: …ho dimenticato di citare il proverbio nella sua interezza: “sono sempre gli stracci che volano”. E in quell’avverbio “sempre” c’è davvero molto del senso autentico dell’espressione. Ma può darsi che la lingua si sia evoluta insieme con i suoi modi di dire ed io non me ne sia accorto. Però sul travisamento di senso degli “stracci volanti”conservo più di qualche dubbio.
gf
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19 Maggio 2014 at 07:33
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Francesca
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28 luglio 2013 at 09:57
Cara Francesca Dragotto, la seguo volentieri per le cose uinteressanti che dice, ma anche perché ha una voce accattivante, e vedo è anche giovane e bella!.
Su quanto è stato detto questa mattina sui kazakistani non sono d’accordo: mi occupo di quelle popolazioni negli arricoli sull’Impero bizantino (Rivista Storica Virtuale http://www.rivstoricavirt.com) e mi trovo spesso di fronte a qualche principessa kazaka o popolo afgano o kazako, plurale kazaki; quindi staccando lo stan, il territorio, si pluralizza la radice; la nuova formula che si intende adottare è da ritenere errata.
Cordialità. Michele Puglia
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19 Maggio 2014 at 07:33
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Francesca
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11 agosto 2013 at 15:15
gent.ma Francesca, la ascolto sempre su radio 24 la domenica nella trasmissione di Gallarini. chiedo cortesemente l’etimologia della parola rischio grazie
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19 Maggio 2014 at 07:33
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Francesca
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20 gennaio 2013 at 17:21
Grazie Simona!! Quando vuoi contribuire con qualche contenuto … questo blog è come se fose tuo 😉
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