“Il riposo del guerriero” del 13 gennaio 2013

Si avvicinano le elezioni, invitiamo a cena la…

par condicio: nell’italiano dell’uso è impiegato in senso specialistico per riferirsi a situazioni debitorie; in una accezione più ampia e comune, che ha avuto il proprio volano di diffusione nel linguaggio giornalistico, la garanzia di pari opportunità di accesso ai mezzi di comunicazione.

Da condicio, -onis dal verbo condico ‘accordarsi, su qualcosa, stabilire insieme’.

Condicio si trova ad indicare ‘la condizione, lo stadio, la situazione, l’accordo ma anche il partito di matrimonio’ (condicionem quaerere è perciò ‘cercare un buon partito per la propria figlia o il proprio figlio’).

Erroneamente il termine è sentito da molti come la forma meno nobile di conditio -onis, la cui forma è stata continuata dall’italiano.

Ma non è così, perché conditio è formato da un altro verbo, condio -ire dal significato, appunto, di ‘condire, aromatizzare, mettere in salamoia, rendere gustoso’.

Nelle attestazioni di cui siamo in possesso troviamo, per conditio, il significato di ‘conserva’, ad esempio di frutti, o, in senso più generico, ‘preparazione di cibi’.

C’è anche una conditio da un altro verbo, condo, che significa fondare, ma che non ha a che vedere con il nostro caso.

Come è possibile che una confettura, che una conditura abbia finito per assumere la forma che oggi significa garanzia? E perché la vera forma della garanzia, condicio, viene tacciata di essere una forma del latino cosiddetto volgare?

Perché solitamente le forme che in latino terminavano in ti+ vocale, –tio, finivano per avere una pronuncia simile a quella che attribuiamo a -icio.

Conditio è parte di quel latino che alcuni sono soliti denominare latino di cucina, quella varietà di lingua così definita probabilmente dal fatto che i cuochi parlavano mescolando varietà volgari di varia origine con forme latine.

Il concetto di fondo è sempre lo stesso: non si rispettano canoni prestabiliti, peggio, si realizzano dei pastiche, dei pasticci, simili a quelli che si fanno in cucina. Il risultato? Un latino… maccheronico, lingua frutto di mescolamenti vari assurti a dignità letteraria nel Rinascimento.

Un latino, dunque, impastato come i maccheroni.

Queste e molte altre sono le forme di simbiosi e di intersezioni profonde, già per gli stessi parlanti latino, tra la storia dell’alimentazione e la lingua di Roma…