“Said in Italy” dell’8 aprile 2016
Alcuni anni fa, dovendo contribuire a un dibattito interdisciplinare sulla Dieta mediterranea italiana di riferimento orchestrato dall’amica e collega Laura Di Renzo, specialista di nutrigenomica della facoltà di Medicina del mio stesso ateneo, iniziai a prendere coscienza di una serie di cose che fino a quel momento avevo considerato esclusivamente nella prospettiva dello studio delle fonti documentarie, in primis filologiche, della dieta.
Solo dopo essere tornata più volte sull’argomento, per trattarne in contesti diversi e con tagli diversi, mi resi conto della ricchezza di spunti linguistici di cui i singoli ingredienti erano portatori. Ricostruire attraverso l’etimologia ‘la verità’ di un’erba aromatica o di una spezia sembrava infatti rendere possibile il recupero di qualcosa di tangibile: lo sguardo di uomini e donne di generazioni e generazioni precedenti, che in quelle erbe e spezie ‘vedevano’ ciò che poi trasportavano nel nome delle cose stesse. Facendone lingua.
Da quelle riflessioni, lasciate a lungo a macerare, trasse origine il contributo a un libro – La bellezza della semplicità. 50 ricette italo-croate tradizionali, a cura di Di Renzo L. – Sprem I. – Valente R. – De Lorenzo A. – concepito come invito a riscrivere il proprio concetto di ricetta, di una quasiasi ricetta, nel senso di una formula di sapere e di etnoscienza. Di sapere che si fa etnoscienza, ovverosia porta di accesso alla visione e alla classificazione del mondo propria di una certa cultura.
Oggi, trascorso altro tempo, vorrei invitare i lettori di Said in Italy a fare lo stesso, magari con l’auspicio che, ripercorrendo lo stesso sentiero, possano inizare a odorarne e gustarne la lingua. Per questo propongo loro la lettura di quel contributo, che tante volte ho immaginato e che ancora a lungo continuerò a immaginare di sviluppare in una sorta di dizionario etnografico.
La lettura continua su Said in Italy…
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