L’Italia scivola sul “gelicidio” e il maltempo non dà tregua […]
E mai parola fu più azzeccata per descrivere un fenomeno meteo. Ieri mattina il Nord Italia si è svegliato scivolando su una sottile e impietosa lastra di ghiaccio.
Lasciato appena il Capodanno alle spalle e senza aver avuto ancora il tempo di metabolizzare la post-verità, la quiete linguistica dei parlanti italiani precocemente è stata interrotta dall’irrompere dalla prima innovazione linguistica del 2017, chissà se destinata questa volta a fare storia. Ben inteso linguistica.
L’allusione, come molti e molte avranno intuito, è a gelicidio, parola tristemente nota per via degli effetti delle perturbazioni cui viene collegata e che ciclicamente prova a fare breccia nel repertorio linguistico italiano già più volte restio ad accoglierla.
Benché se ne dibatta, in special modo nella piazza social, come di un fenomeno nuovo anche o proprio perché collegato a una parola nuova, gelicidio è registrato, tanto per citare un paio di esempi rilevanti, nei dizionari ottocenteschi di Tommaseo e Bellini, il più noto dizionario prodotto durante il Risorgimento, e di Rigutini e Fanfani (tra i primi esempi di dizionari attenti al parlato), ragion per cui è più che plausibile ipotizzarne la diffusione già, come minimo, nei decenni precedenti. Rimandando alla fine di questa riflessione la questione della sua datazione, si approfitterà dell’occasione offerta dai tanti articoli comparsi ex abrupto sulla stampa per fare chiarezza non tanto o non solo su cosa indichi il gelicidio, ma per mostrare come le pandemie linguistiche prendano forma e consistenza grazie all’accettazione felice del morbo linguistico: anche qui, ben inteso, da parte dei parlanti.
Proprio come accadde anni fa in occasione dell’influenza aviaria, per la cui virulenza e pervicacità di attecchimento si trovò un espediente lessicale nel plurisecolare – e per i più assolutamente ignoto – pandemia, anche in questi giorni, per rendere l’eccezionalità del ghiaccio e dei suoi effetti, canali meteo dotati di grande seguito e siti di notizie hanno puntato sull’eccezionalità lessicale, consapevoli della presa che i tecnicismi tecnico-scientifici riescono ad avere presso il pubblico generalista.
Sedotto dal nuovo linguistico a dispetto della non piena quando non parziale o persino esigua comprensione del suo significato, ricavato per spremitura del resto dell’enunciato, il pubblico parlante prontamente ne ricicla il potenziale comunicativo, costruendovi intorno nuovi enunciati destinati a popolare le proprie bacheche “social” e ad alimentare potenzialmente quelle di tutti i propri contatti.
Ne consegue, a breve giro di post, quella gelificazione di massa che con facilità è possibile contemplare accedendo ai suddetti social media, felicemente immemori delle tante pandemie e della fama presto peritura dei parbuckling di turno. O di quella dello stesso gelicidio, che, solo nell’ultimo decennio, già in almeno tre occasioni ha fatto esperienza, a proprie spese, del brivido dell’ascesa e della cocente delusione derivante dal tracollo delle occorrenze d’uso nei testi prodotti dalla comunità linguistica italiana. Considerabile solo da un punto di vista teorico come un tutt’uno, la comunità linguistica sfugge invece a ogni raccolta sistematica, così che, mentre una porzione di essa si presta ad abbandonare, stanca e non più soddisfatta, la neologia di stagione, un’altra porzione viene invece appena lambita dalla sua novità, che lascerà ad altri il brivido del nuovo dopo un intervallo di tempo tanto breve quando addensato di impieghi. Sempre che non si verifichino quelle condizioni necessarie a trasformare la neologia in un neologismo in senso stretto prima (ovvero in un termine di nuovo accoglimento presso i dizionari di riferimento) e in una parola dell’italiano dell’uso a tutti gli effetti poi.
Accomuna tutti i modismi aspiranti a diventare neologismi una fase di regolamentazione che, nel caso del gelicidio, ha trovato la propria sede d’elezione (mediatica) presso gli stessi canali meteo. Valga, uno per tutti, questo esempio, tratto da 3b Meteo (fonte persino per una agenzia ANSA), significativo di un’attività definitoria impostata alla maniera enciclopedica ma con preferenza per uno stile scrittorio che per ragioni di pubblico predilige la traduzione tra varietà diverse dell’italiano (la si riporta comprensiva di tutte le scelte redazionali anche quando incomprensibili, come nel caso della maiuscola del gelicidio del primo capoverso)
Che cosa è il Gelicidio, detto anche pioggia congelantesi o vetrone? Tecnicamente esso è provocato dalla pioggia o dalla pioviggine che, a causa del fenomeno della sopraffusione, cadono al suolo in forma liquida pur con una temperatura dell’aria inferiore a 0°C
gelando poi a contatto con il terreno. In altre parole le precipitazioni, nevose ad alta quota, si trovano ad attraversare un spesso strato d’aria a temperatura positiva (+2°C, +3°C o più), i cristalli fondono trasformandosi in gocce di pioggia. Se a queste condizioni
si somma la concomitante esistenza di uno strato d’aria a contatto con il suolo con una temperatura negativa di almeno 1-2 gradi, o più, le goccioline d’acqua, giungendo negli strati prossimi al terreno, pur trovandosi improvvisamente ad una temperatura inferiore allo zero, restano allo stato sopraffuso. A quel punto esse congelano solo al momento dell’impatto con il terreno o con qualsiasi superficie esposta all’aria, formando uno strato di ghiaccio sottile e trasparente, perché privo di aria, detto vetrone.
Precisiamo che lo stato si intende sopraffuso banalmente quando le gocce di pioggia si trovano allo stato liquido nonostante la temperatura sia inferiore a 0°C .
Il gelicidio non deve esser confuso con la brina che si deposita lentamente per
condensazione sulle superfici esterne quando, in assenza di ventilazione e con umidità
relativa dell’aria molto elevata, perdono calore di notte fino a raggiungere 0°C.
Non deve essere confusa con il gelicidio neppure la galaverna che si verifica, con temperature inferiori a 0°C quando minuscole goccioline di acqua fluttuanti nell’aria si solidificano intorno al suolo o sulla vegetazione formando un rivestimento che è però opaco (per la presenza di aria), biancastro ed assai fragile.
In presenza di vento forte, il rivestimento intorno alle superfici segue la direzione del
vento, cosicché si formano talora, specialmente intorno ai tralicci di metallo ed ai fusti
delle piante, delle specie di lame di ghiaccio biancastre, irregolari e dentellate, larghe anche 20 centimetri e più; il fenomeno si chiama calabrosa.
Dalla lettura di questo articolo si ricava quindi non il solo significato di gelicidio, ma anche il suo apparentamento con brina, galaverna e calabrosa, nota alla massa la prima, di diffusione limitata le restanti due. Sebbene spicchi per dovizia esplicativa, questa fonte non costituisce l’unico esempio di spiegazione del termine e del suo riferimento. Tutt’altro. Dato significativo per la prospettiva linguistico-comunicativa qui adottata, a differenza delle occasioni precedenti, i tentativi di definizione e spiegazione di gelicidio nelle ultime settimane si sono infatti rincorsi, in special modo presso i parlanti attivi sulla rete, che non si sono accontentati, come nel 2009 o, più tardi, nel 2012, di spiegazioni approssimative o poco tecniche.
Era la mattina del 22 dicembre 2009, e i genovesi che si preparavano ad uscire di casa, avrebbero trovato di lì a poco una brutta sorpresa.
Cadeva la pioggia, insieme ad un vento freddo, molto freddo, tanto da tenere la temperatura sotto gli zero gradi. In alcune zone della città aveva iniziato a ghiacciare già la sera del 21, ma nessuno poteva pensare che al termine della notte tutta o quasi la città sarebbe stata coperta da una sottile pellicola di ghiaccio.
Strade, marciapiedi, scalinate, ringhiere, tutto era coperto dal ghiaccio.
Il fenomeno è noto e non è nemmeno troppo raro, si chiama gelicidio e si verifica quando la pioggia incontrando un sottile strato d’aria più fredda nei pressi del suolo, ghiaccia all’istante una volta giunta a terra. E’ un fenomeno ben noto in Pianura Padana ed anche nelle vallate interne della Liguria, ma a Genova e sulla costa ligure è una vera rarità.
[…] Si narra che negli anni ’40 del XX secolo ve ne sia stato uno simile, o più tardi negli anni ’80. Ma quello che si verificò a metà degli anni ’80 non ebbe né la durata né la diffusione di quello del 2009, e il ghiaccio sulle strade si formò successivamente alla caduta della pioggia.
Genova, 22 dicembre 2009
Ciò che accomuna la maggior parte dei testi in cui il termine è impiegato è però la convinzione che si tratti di un fenomeno nuovo e quindi moderno, oltre che lo scarso interesse per la comprensione di quel -cidio che pure dovrebbe far scattare quanto meno la curiosità intorno alla possibile parentela, per esempio, con i tanti composti connessi con l’uccisione reale e figurata, tutti in -cidio per l’appunto. O con altri composti in -cidio anch’essi di largo uso, quali stillicidio, che nulla ha a che fare, sia chiaro, con l’uccisione, a dispetto della potenza immaginifica di cui sarebbe dotata un’uccisione goccia dopo goccia…
Connesso con il verbo latino per ‘cadere’, che nei composti assume proprio la forma -cidium, stillicidio stava e sta per la caduta dell’acqua stilla dopo stilla, a goccia a goccia, per esempio da tetto male coperto, come si evince dalla omonima voce del Tommaseo-Bellini che si riporta al fine di mostrare come all’epoca il riferimento del termine, di certo di maggior uso che al presente, si mostrasse piuttosto elastico
STILLICIDIO.
m. Lo stillare dell’acqua da tetto male coperto, e sim. Aureo. Cavalc. Pungil. 174. (M.) Salomone assimiglia queste tali (femmine garritrici)… al tetto male coperto… E però anco dice, che tre cose cacciano l’uomo di casa, cioè lo stillicidio, cioè l’acqua che viene dal tetto male coperto, il fumo, e la moglie. [Cont.] Durant. Arch. Vitr. 3. Bisogna che egli abbi quelle annotate ragioni che sono necessarie alli comuni edificii delli muri, all’ambito delli stillicidii e delle cloache.
(Leg.) Servitù dello stillicidio: così chiamasi la servitù del fondo vicino di ricevere le acque piovane che scorrono da tutto o da parte dell’edificio, in favore del quale la servitù è stabilita. (Mt.)
2 Vale anche Doccia, Docciatura. Red. Cons. 2. 10. (M.) Con poco buon successo usò i bagni di Napoli, o alcuni stillicidii refrigeranti sopra gl’ipocondrii. [Val.] Cocch. Bagn. 127. Lasciar cadere con stillicidio quest’acqua.
3 L’umore stesso che sgorga e stilla quasi a goccia a goccia. (Mt.) [Cont.] Maud. Giard. 129. Con un artificio quasi simile, per via di stillicidio, ho provato di piantar le foglie di cedri, di limoni e derivanti da cotali spezie in questo modo…: sopra detto vaso ho congegnato un orcioletto di acqua in modo tale che ella stilli nel mezzo nell’istesso modo detto di sopra.
Si usa anche per Gemitivo.
L’analogia sul significato di stillicidio, antecedente dello pseudoneologismo gelicidio, è infatti prontamente evocata per chiarire il significato del composto che già all’epoca della pubblicazione del dizionario non si usava più scrivere con il dittongo (gielicìdio)
GELICÌDIO e † GIELICÌDIO. S. m. Temperatura di gelo. Come se gelo cadesse. Sull’anal. di Stillicidio. Non com. Aureo lat. Cr. 2. 17. 2. (C) Per la qual cosa nelle favole de’ poeti si narra, la terra gridò a Giove, lamentandosi dello ‘ncendio di Fetonte, non del gelicidio di Saturno. E cap. 21. 18. Purchè in nulla maniera s’indugino infino al gelicidio del verno. E 3. 7. 5. E se sarà troppo molle, sarà corretta dal gelicidio del seguente verno. E 9. 68. 4. Non deono (le pecore) uscire alla pastura, se non quando sarà risoluto il gelicidio. Magal. Lett. 1. (Mt.) Ogni cosa agghiadata dal gelicidio s’intirizzisce, ed in alcun modo a natura di vetro si volge. [G.M.] Segner. Crist. Instr. 2. 20. 3. L’aria con le saette, con le gragnuole, co’ gelicidii, co’ venti.
Ciò che il significato letterale di gelicidio incastona è perciò la caduta del ghiaccio e non il suo risultato, ovvero la tanto pericolosa lastra di ghiaccio, prevalente invece nella conoscenza pratica odierna del fenomeno meteorologico.
Volendo approfondire la conoscenza del gelicidio nell’Ottocento, anche grazie alla possibilità di reperirlo attraverso Google Books ci si potrà agevolmente rendere conto dell’esistenza e diffusione di un altro impiego del composto, collegato al significato primario a mo’ di metonimia. Nell’XI tomo del Nuovo corso completo d’agricoltura teorica e pratica contenente la grande e piccola Coltivazione, l’Economia rurale e domestica, la Medicina veterinaria ec. ossia Dizionario ragionato ed universale d’Agricoltura. Opera compilata sul metodo di quella del fu Abbate Rozier, conservandone anche tutti gli articoli, riconosciuti per buoni dall’esperienza, dai membri della Sezione d’Agricoltura dell’Istituto di Francia. Prima edizione italiana ornata da sessanta tavole in rameForniture assortite, edito nel1817 da parte di un compilatore restato per scelta anonimo, dopo averne descritto gli effetti per le piante, si attribuiscono le cause del gelicidio come previsto al gelo, ma anche, come per effetto di una nemesi, alla grande siccità.
GELICIDIO. Malattia degli alberi, che si manifesta da certe spaccature più o meno numerose, più o meno larghe, le quali partono dalla circonferenza verso il centro. Il gelicidio viene generalmente attribuito, come lo indica anche il suo nome, alle forti gelate; e non v’ha punto di dubbio, che la maggior parte degli alberi colpiti dal gelicidio, non lo siano che per questa causa; tutti coloro, che vissero in paesi di bosco, o che coltivarono alberi fruttiferi, devono averne acquistato delle prove personalmente negl’inverni rigidi; molte ragioni m’inducono a credere nondimeno, che anche una gran siccità produca alle volte lo stesso effetto. […]
Partita per riflettere su fattura e semantica di un termine percepito come nuovo dai parlanti italiani di oggi, questa riflessione ha presto dovuto fare i conti con la scarsa fondatezza di questa convinzione, contraddetta da un innumerevole numero di impieghi e per di più su ben più larga scala dell’attuale di gelicidio. A volersi accontentare, si perderebbe però l’insegnamento più prezioso che questo composto riserva a chi lo conosce oggi: le parole vivono con i parlanti e per i parlanti – e non per i dizionari e per le grammatiche canonizzate – e per questo possono suonare nuove quando vecchie o persino millenarie o vecchie quando invece giovani o relativamente giovani.
Ecco perciò che nello scrigno della lingua delle origini, il Tesoro della lingua italiana delle origini, in sigla TLIO, si rinviene un gelicidio ben più antico, già in uso nei primi anni del 1300, stando a quanto è documentato, ma senz’altro da anticipare fino a ritrovarne l’anello di congiungimento nel latino per lo meno tardo.
GELICIDIO s.m.
[…] 0.71 Bassa temperatura atmosferica che determina la formazione e il deposito di ghiaccio o brina sul terreno e sulle piante; freddo intenso; gelo.
[…] 1 Bassa temperatura atmosferica che determina la formazione e il deposito di ghiaccio o brina sul terreno e sulle piante; freddo intenso; gelo.
[1] aPierode’Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.), L. 2, cap. 17, vol. 2, pag. 176.15: Perlaqualcosa nelle favole de’ Poeti si narra, che la terra gridò a Giove lamentandosi dello incendio di Fetonte, e non del gelicidio di Saturno, sapendo che la malizia, la quale avvien per lo freddo, si può temperare, ma non l’arsura che avviene per la secchezza della salsuggine.
[2] aPierode’Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.), L. 9, cap. 68, vol. 3, pag. 114.24: Ma nel Verno o nella Primavera non deono uscire alla pastura, se non quando sarà risoluto il gelicidio, imperocchè l’erba ove sarà la brina ovvero la pruina, genera loro infermitade, tuttavolta basterà menare all’acqua una fiata per dì.
C’è da giurarci, alla luce di tutta la storia, che, salvo attaccamenti a oggi imprevedibili, il termine, esaurita questa nuova parabola fortunata, persisterà in ambiti ristretti, cedendo spazio al vecchio o ad altro nuovo fino a quando, sufficientemente obliato, potrà essere risuscitato come nuovo. Né si tratterebbe di un destino isolato, trattandosi di dinamiche frequenti nei sistemi linguistici.
Per chiudere: anno nuovo, tormentone nuovo? Tutt’altro: rigenerato, rinnovato e… sempreverde, a dispetto del tanto bianco che fa saltare alla mente di chi lo conosce da un’unica prospettiva.
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