“IL RIPOSO DEL GUERRIERO” del 17 settembre 2011

La superstizione è un meccanismo che, da un punto di vista linguistico, può condurre a comportamenti che appaiono opposti. Il tabù che esercita su chi si assoggetta ad essa può infatti spingere ad una eliminazione totale della lingua, al silenzio (non si parla di una cosa che si teme per timore che l’evocazione la possa rendere concreta), oppure al ricorso di espedienti linguistici comprendenti formule (generiche o ad hoc per un certo tipo di superstizione), eufemismi, alterazioni.

Ogni genere di precauzione, insomma, purché utile a tener lontano la sfortuna o iella o sfiga.

Pillole di superstizione

Superstizione: (anticamente anche soperstizione, superstizzione).

Dal lat. superstitio, composto di super– e stare nella duplice valenza di ‘ciò che sta sopra’ e ‘ciò che sta prima’ (in ambito religioso)

1) Fede timorosa nella potenza attribuita a oggetti, gesti, invocazioni, persone, di produrre effetti superiori alle loro causalità naturali, che si vale di incantesimi, di scongiuri, amuleti come mezzi di protezione contro forze malefiche o come tramiti per determinare il verificarsi di eventi desiderati; è forma di cultura del soprannaturale di origine popolare, ma diffusa in ogni ambiente sociale per la forte carica antitetica che la oppone alle forme di religiosità (per lo più ufficiali e dominanti). 2) Credenza particolare, pratica specifica ispirata a tale atteggiamento spirituale; interdizione di taluni comportamenti legata al timore di offendere e scatenare forme soprannaturali; attività divinatoria. – In particolare. Credenza nella comunicazione fra il mondo dei morti e quello dei vivi, e nelle presenze spaventose che ne derivano; rituale esorcistico, gesto scaramantico, comportamento apotropaico; incantesimo, sortilegio, fattura, maleficio. 3) Atteggiamento grossolanamente irrazionale e prevalentemente timoroso verso il divino quale è rappresentato dall’ortodossia religiosa dominante in un certo luogo e in un certo tempo e che si manifesta in una devozione fanatica e corrotta da credenze popolari, in particolare ispirate a forme di religiosità più antiche e commiste a pratiche magiche ed esorcistiche. 4) Credenza specifica ispirata a tale atteggiamento; singolo rito o pratica devozionale che vi trova fondamento; segno che si pretende premonitore di un evento legato alla superstizione; interdizione linguistica legata all’ambito del sacro, pratica puramente esteriore, formalistica del culto religioso. 5) Religione o credenza non cristiana (con particolare riferimento spregiativo al paganesimo, all’ebraismo, all’islamismo) – Anche idolatria; rito pagano. 6) Per estensione, fedeltà ripetitiva a un canone culturale o estetico, a un valore relativo arbitrariamente assunto come assoluto. 7) Eccessiva meticolosità, cieca scrupolosità, comportamento formalistico, cerimoniosità; rigida custodia di ciò che si ritiene un valore, osservanza inflessibile di un partito preso. 8 ) Credenza in cose inesistenti, scientificamente non provate. 9) Dogmatismo ideologico

(fonte: Grande Dizionario della Lingua Italiana di S. Battaglia, liberamente tratto)

Tutte le accezioni attestate in diacronia per l’italiano sono già presenti in latino, nel cui repertorio compare anche la forma verbale supersisto (-ere) ‘collocarsi sopra, stare sopra’, attestata in Apuleio.

Dalla forma del nominativo del lat. superstitio con metaplasmo per spiegare perché, essendo la base verbale una forma di stare, ci sia –i– e non –a-. Per formulare un’ipotesi convincente bisognerebbe analizzare tutti i composti di lat. stare e in special modo i sostantivi deverbali (formati dal verbo).

Superstìzia: antico per superstizione. Folengo, I-310.

Superstiziosamente

Superstiziosità (Tasso)

Superstizioso: antico supersticioso

a

Oltre la superstizione

Fattucchiere: ‘chi esercita le arti magiche’

Fattucchio: probabilmente da lat. fatuculus ‘indivino’. Il fatto che ci sia una base fatt– porta erroneamente a ricondurre queste voci al fare alla base di fattura; sembra invece che sia da ricondurre a lat. fatum (dal verbo lat. for faris ‘dire’) ma ciò non esclude l’influenza di fattura.

Fattucchieria: ‘esercizio di arti magiche’

Iettatore: da iettare (lat. iectare) variante di gettare ‘gettare, spargere’, usato esclusivamente in riferimento alla pratica di gettare il malocchio (XII sec.). Forma dell’italiano meridionale. Nello stesso paradigma

Iettato: ‘chi ha subito il malocchio’

Iettatorio: ‘che si ritiene porti sfortuna, di malaugurio’

Iettatura: ‘influsso esercitato da determinate persone, soprattutto attraverso lo sguardo’

Lo sguardo e l’occhio, che lo produce, sono ovviamente alla base di

Malocchio: attestato in tutta la storia linguistica italiana come mal occhio ma senza il significato iettatorio, che troviamo in Verga per la prima volta

Fattura: da fare (varianti antiche faziura, fatura) ‘l’operazione mediante la quale si fa una cosa, si realizza un oggetto; preparazione, compilazione; stesura di un atto; nota delle spese; il lavoro eseguito, l’opera compiuta; cosa creata, essere in quanto creato; disposizione divina, volontà divina; persona favorita; stregoneria, malìa (XIII-XIV sec.)’

E infine l’apotropaicità per eccellenza

Scaramanzia: ‘gesto che serve a scongiurare la mala sorte’ (ma anche il contrario ‘effetto positivo che può derivare dalle pratiche superstiziose’, secondo la medesima prassi che ha portato la città di Maleventum a essere ridenominata Beneventum), etimo incerto; forse un influsso di negromanzia

E’ interessante che diversi di questi termini siano di etimo oscuro.

Forse l’oscurità della radice serve proprio a mettere a riparo dalla possibilità di manipolare il termine.

Un’ipotesi etimologica, da verificare, vista l’assonanza tra iella e iettare potrebbe consistere nella verbificazione di iè/jè ripetuto e spesso accompagnato da un gesto di allontanamento delle mani