“Il riposo del Guerriero” del 27 noovembre 2011
Quando la comicità passa per le parole si può giocare sull’ambiguità dei significati propri di una parola o di un gruppo di parole (si pensi alla “trombetta in bocca” di Totò, la cui duplice interpretazione si basa sulla presenza o meno della maiuscola – del cognome – nelle parole trombetta e bocca), sul non senso tipico delle lingue inventate (si pensi al grammelot, ricreato partendo da onomatopee, foni, morfemi e parti di parole che combinati acquisiscono plausibilità di lingua) o anche sul gioco linguistico che, rimescolando parti di parole dell’uso, genera parole nuove.
Ecco, per esemplificare, una prova del virtuosismo linguistico di Petrolini, che, in “Ho detto al sole”, ottiene un effetto comico sorprendente “semplicemente” tagliuzzando e “riattaccando” pezzi di ritornello.
“[…] E se pure i baci suoi danno il veleno son contento di morire sul suo bel seno. Son contento di morire ma mi dispiace. Mi dispiace di morire ma son contento. Son contento di morire ma mi dispiace. Mi dispiace di morire ma son contento. Son contace di morire ma mi dispiento. Mi dispiento di morire ma son contace. Mi morace son contire mi ma dispiento. Dispiace consontire mi ma son tace”.
Ecco il principio su cui si fonda il gioco, che nella parte finale del testo raggiunge il culmine della sua azione:
Son contento di morire ma mi dispiace. Mi dispiace di morire ma son contento.
Ritaglio e ricostruzione con inversione delle parti di cont–ento e di dispi-ace
Son contace di morire ma mi dispiento. Mi dispiento di morire ma son contace.
Mor+ire e cont+ace e spostamento di dispiento
Mi morace son contire mi ma dispiento.
La miscela di tutti i “ritagli” porta a
Dispiace consontire mi ma son tace.
E su mi son tace si chiude questo post, che vuole anche essere un omaggio a colui che verosimilmente lo chioserebbe con “E io me ne fregio!“
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