“Il riposo del guerriero” del 22 gennaio 2012

Pillole, anzi acini di vintage, si sarebbe tentati di dire giocando con la semantica del termine.

Alla base di questo anglicismo di gran moda c’è infatti il lat. vindemia ‘vendemmia’ da un termine ricostruito come *vinodemia connesso a demo ‘togliere, portare via’, attestato in tutto il mondo romanzo ad eccezione del rumeno (cfr. Ernout-Mellet, s.v.), che nel francese ha acquisito la forma vendange (in antico francese si scriveva anche vendenge), vendemmia in italiano (cfr. REW 9343: vindemia “Weinlese”).

Il XIV è l’epoca di riferimento per le prime attestazioni francesi (la lessicografia riporta il 1353), che hanno fatto da modello per l'(antico) inglese vendage, vindage (OED riporta il 1598 in riferimento alla vendemmia;  in riferimento all’annata dei vini, soprattutto di buona qualità, la prima attestazione sembra essere del 1604).

In italiano il termine, invariabile, penetra come prestito dal’inglese ed è impiegato in funzione sostantivale ma anche aggettivale.

L’ambito di riferimento primario è quello dell’enologia: il Grande dizionario della lingua italiana (GDLI) di Salvatore Battaglia lo definisce ‘vino millesimato’, ottenuto dalla vinificazione di una singola annata, per lo più particolarmente favorevole. La cultura enologica francese, in particolare della zona dello Champagne, ha fatto da propulsore per la diffusione del termine, tracimato nella lingua comune ad indicare, ad esempio nella moda, la tendenza a mescolare capi di epoche diverse.Un’analisi dei contesti in cui ricorre in funzione aggettivale fa intuire una progressiva assimilazione del significato di vintage a quello di classico, termine latino originariamente connesso con la classe di alunni a cui si proponevano testi di epoche più o meno lontane ritenuti ormai parte integrante di un canone.

Le prime attestazioni italiane sembrano essere dei primi anni del millennio: il 2000 per un articolo del Manifesto in cui si parla di vintage firmatissimo, il 2001 per un articolo del Corriere della Sera.

Per quanto riguarda il significato, la trafila delle accezioni potrebbe essersi evoluta così: da vendemmia (di un anno) ad annata in particolare se ritenuta rinomata per qualità, eccellenza del prodotto; di qui si sarebbe arrivati al riferimento ad un’epoca ritenuta particolarmente significativa – per qualità, per gusto, etc. – per un certo prodotto.

PAROLE VINTAGE

Un esempio “d’autore”. La fonte è un articolo di un quotidiano on line in cui si recensiva l’ultima edizione, quella attuale, del Devoto-Oli.

Cazzillo, bigotta e ciaspola: l’operazione vintage del dizionario 2012

ROMA – Dicesi “cazzillo” quell’oggetto (o concetto) di varia natura che è impossibile da definire. E’ la parola nata nel dialetto napoletano per definire un universo vastissimo di oggetti curiosi che non si riescono a definire. Soprattutto, “cazzillo” è diventato lingua italiana grazie alla certificazione più solenne che c’è: è entrato fra le novità del vocabolario Devoto-Oli 2012. Cazzillo come ciaspola, bigotta e scialatiello, ha però il sapore del vecchio che torna. Come la pasta e ceci che torna improvvisamente di moda e dalle cucine si sposta sulle tavole gourmet. Cazzillo (e i suoi fratelli) sono parole regionali, che vengono dai dialetti e sono state recuperate per uno di quegli strani processi della lingua. Basta che qualcuno tiri fuori la parola giusta a definire qualcosa di fino ad allora difficile da nominare e il gioco è fatto.

Operazione vintage quella del Devoto-Oli. Dalle parti di Napoli sanno da sempre che cazzillo è un arnese curioso, così come al Nord sanno che zarro è una persona rozza dai modi sguaiati. L’italiano 2012 insomma recupera le vecchie tradizioni casalinghe e riscopre le parole di una volta dandogli una nuova allure. 

Nel vocabolario trovano spazio anche i consueti neologismi d’importazione: click day, book reader, docu-reality. Ma anche “milleproroghe” (il decretone , molto italiano, dove entra di tutto e di più), “terzopolista” (anche qui una parola dalla politica), “lenzuolata” (testo di un articolo o di un libro particolarmente lungo, ma anche gli sterminati verbali delle intercettazioni così come proposti sui giornali). D’altra parte il vintage è di moda e il cazzillo può ora aspirare a una seconda vita. Decisamente più trendy.

24 ottobre 2011

Se per cazzillo ‘coso, aggeggio, affare’ – ‘l’oggetto (o il concetto) di varia natura che è impossibile da definire’, come riporta l’articolo – il suffisso –illo manifesta chiaramente l’origine regionale napoletana e la lingua comune dell’uso appare essere l’ambito di riferimento, per ciaspola e bigotta la situazione appare essere completamente diversa per quanto attiene a questo secondo aspetto.

Entrambi questi termini sono da ricondurre, da un punto di vista sincronico, a saperi specialistici: ciaspola è ds intendersi come sinonimo di racchetta da neve (che il termine sia produttivo lo dimostra l’uso di ciaspolate per indicare, ad esempio, ‘delle escursioni a colpi di ciaspola’) mentre bigotta, marinaresco, di provenienza genovese e solo omofono del femminile di bigotto, indica, nelle barche a vela, ‘l’arnese per tesare le manovre, di forma sferica e senza pulegge, che ha funzione di carrucola’.

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Curiosità

Scostumato e smargiasso: maleducati vintage?

Neoformazioni: vintagismo, vintagista (anche marchio registrato), made in vintage (amche nome di un festival)

Per approfondire

VENDANGE, subst. fém. FEW XIV vindemia [TL, GDC : vendenge ; FEW XIV, 465a : vindemia ; TLF XVI, 974b : vendange] A. – “Récolte des raisins, vendange ; période où l’on récolte le raisin ; le raisin récolté” B. – P. méton. “Vin”