“Il riposo del guerriero” del 28 aprile 2013

Mania, follia, passione.

A ciascuna delle radici su cui si sono formate queste parole dedicherò una piccolissima riflessione etimologica.

Se anche non in senso assoluto, la ricerca etimologica, che si propone come ricerca del vero, del vero che sta dietro alle parole e al loro significato, consente di carpire sfaccettature e aspetti di singoli termini in grado di aggiungere frammenti di conoscenza interessanti anche sulle cose o le persone a cui ci riferiamo usando quei termini.

Passo al primo, senza indugio.

Da una radice man- men- il cui nucleo significativo ha a che fare con la pazzia, con la furia, mania è parola greca che si ritrova nella stessa famiglia di menade (in principio le donne che formano insieme ai satiri il corteo di Dioniso, successivamente, in senso figurato, la donna dominata da una furiosa passione) o del formante –maniamane, i pezzetti di parole che legandosi a una base nominale esprimono l’inclinazione morbosa o il desiderio eccessivo per quanto indicato dal nome. Sia -mania che -mane sono molto produttivi nell’italiano dell’uso contemporaneo e si prestano a entrare in gioco nella produzione di neologismi anche occasionali.

Si prende un nome, ci si aggancia il formante -mania se si vuole ottenere un nome indicante l’attrazione morbosa per qualcosa; il formante -mane se si vuole ottenere un aggettivo si significato analogo e si conia.  

Le forme in –mane socialmente riconosciute (nel senso di quelle annoverate nel repertorio linguistico della nostra lingua) sono per lo più concentrate in corrispondenza di alcuni ambiti:

anglomane e gallomane riferiti all’ammirazione eccessiva e incondizionata per tutto ciò che è, rispettivamente, inglese o francese

bibliomane e grafomane nell’ambito delle pratiche culturali

dipsomane ‘mania per la sete’ nel senso di sete alcolica ed eteromane ‘attrazione per l’alcool etilico’

erotomane sessuomane ninfomane per attrazioni varie aventi a che fare col sesso

megalomane cleptomane mitomane monomane, quest’ultimo impiegato oggi come sinonimo di ‘fissazione’, per indicare attitudini caratteriali o comportamentali

tossicomane morfinomane oppiomane eroinomane cocainomane per una attrazione estrema, la dipendenza, da droghe

L’interpretazione letterale del significato dei due membri del composto porta invece fuori strada quando si analizza ippomane, che non è colui che ama il cavallo bensì l’umore che scatena il furore, oltre che una pianta da cui si ottiene un veleno.

L’analisi dell’ultima coppia melomanemusicomane – il secondo formato per rendere trasparente il significato del primo –, consente di introdurre l’ultimo tassello del discorso. In melomane, -mane presenta infatti un’accezione attenuata, simile a quella solitamente espresso da -filo, al quale -mane può essere ritenuto affine e da quale si distingue perché esprime un grado più alto di attrazione (lo stesso può dirsi della coppia -filia -mania).

Per rendersi conto di questa differenza di sfumatura non bisogna arrivare alla coppia pirofilo piromane: basta confrontare il bibliofilo e il bibliomane.

Passione è nome d’azione da patire, verbo latino affine al greco pascho noto a molti per via per pathos e a tutti per la simpatia, l’antipatia e l’empatia e su un versante del tutto diverso l’omeopatia (il simile che cura il simile).

Si tratta di una radice collegata alla sensazione, per lo più ma non necessariamente sofferente. In simpatia indica infatti la compartecipazione, il fatto di provare lo stesso stato d’animo; in antipatia il sentimento contrario, l’avversione. Ciò non toglie che il significato principale di pathos sia ‘malattia’ e quello di penthos, altro termine della famiglia, il lutto. Chiudo questa serie con pathema con accento sulla prima a se pronunciato alla greca: si tratta di una parola dotta dal significato di ‘sensazione di dolore, di sofferenza, di angoscia, di forte preoccupazione’; in greco era impiegato anche col significato di ‘malattia’.

Connesso con passione e patire è anche passivo e il suo derivato passività, entrambi a indicare ‘la condizione di chi subisce una sensazione dall’esterno’.

Chiudo questa pillola di passione con alcuni derivati attestati nella nostra lingua ma poco usati: passionismo e passionista, il primo per la rappresentazione delle forme più esasperate di passionalità, il secondo per indicare il patito o il fanatico di un’attività; passionevole ‘che suscita pietà o compassione’.

Quanto a follia, la parola, indicante la condizione di chi è folle, in principio designava ‘il mantice, il sacchetto di cuoio’ e poi, per traslato, la testa vuota. Del significato originario, concreto, si è persa completamente traccia, fatto salvo qualche recupero che suona però obsoleto.