“Il riposo del guerriero” del 16 ottobre 2011
Khàrisma –atos to ‘grazia, dono divino, carisma’. Connesso con kharìzomai da khàris -itos ‘grazia, leggiadria, leggerezza, incanto’. Con il Cristianesimo è passata ad indicare la grazia straordinaria concessa da Dio a pochi per il bene di tutti i fedeli (grazia che si contrappone, in tal senso, alla grazia santificante, che ogni cristiano riceve affinché possa provvedere alla propria salvezza). L’italiano ha ricevuto il termine attraverso il latino ecclesiastico; la prima attestazione con questo significato sembra risalire al 1342.
L’accezione moderna, legata alla capacità di persuadere grazie alla forza della propria personalità, la si trova attestata dal 1974, alcuni anni dopo l’aggettivo carismatico nel senso di ‘dotato di carisma; che si fonda sul carisma’ (originariamente però l’aggettivo indicava ‘chi ha ricevuto un carisma’, con una valenza di tipo passivo – chi riceve – che nell’altra accezione è passata al tipo attivo – chi esercita-).
Karma, dal sanscrito karman (variante karma), letteralmente ‘opera’: nella filosofia e religione indiana indica l’influsso esercitato dalle azioni compiute nella vita precedente. In italiano la prima attestazione sembra risalire al 1905; per l’aggettivo, karmico ‘proprio del Karma’) addirittura il 1995.
Vocazione: ‘chiamata, richiamo; invocazione’, dal latino, attestato nel 1306; con il significato di ‘chiamata da parte di Dio ad abbracciare la vita sacerdotale’ è recepito dal latino ecclesiastico e attestato nella prima metà del Trecento. Una terza accezione è quella di ‘inclinazione, attitudine verso una professione, uno stile di vita, etc.’.
Nel corrispondente termine inglese, vocation, a questi significati si aggiunge quello di ‘professione’ tout-court, ottenuta probabilmente per metonimia (dall’inclinazione per l’esercizio di una professione alla professione in sé). Questo traslato non sembra invece funzionare in italiano.
Tirando le somme: il carisma, che è greco, si riceve dall’alto e prima si “subisce” e solo poi si esercia; il karma, indiano, si eredita da un’altra “versione” di se stessi; la vocazione, latina, la si “subisce” per poi trasformarla in un esercizio attivo. Al centro l’individuo, la cui ricerca di identità deve fare i conti al contempo con ciò che si trova ad aver ricevuto, con ciò che è stato e con ciò a cui si vede destinato per essere stato chiamato.
2 dicembre 2011 at 16:32
Dalla medesima radice sanscrita “Kar” derivano le due parole “karuna” e “carità”, dal significato molto simile, ossia “compassione”. Negli ultimi decenni però, il termine carità ha perso quella connotazione empatica che la faceva espressione di quella capacità di partecipare alle altrui sofferenze (come descritto nei vangeli) a favore di una di tipo pietistico. Ad oggi, essere compassionevoli è considerato generalmente un comportamento ipocrita, quando, paradossalmente, l’etimologia del termine esprime la modalità d’azione altruistica più genuina possibile.
"Mi piace""Mi piace"
3 dicembre 2011 at 01:22
Grazie davvero per il commento, che magari darà spunto a qualche discussione alla distribuzione della radice (e alla relativa semantica) tra le diverse lingue indoeuropee
"Mi piace""Mi piace"