“Il riposo del guerriero” del 6 novembre 2011
La più nota strofa del probabilmente più noto canto carnascialesco di Lorenzo il Magnifico ci proietta nel dominio della felicità, della letizia.
La storia linguistica di entrambi questi termini ci riporta ad una fase del latino, arcaica, delle origini, che da un grande studioso (Marouzeau) è stata definita l’epoca del latino lingua dei contadini: per la stessa logica che porta il termine per rivale dall’essere quello che sta sull’altra riva al concorrente per via del fatto che quello che sta sull’altra riva “consuma” l’acqua dello stesso tuo corso, per questa stessa logica i termini della lietezza o letizia sono riconducibili al significato proprio di
Laetamen: fertilizzante, ingrasso
Laetitia: fecondità, fertilità (laetitia papuli: abbondanza di foraggio)
Il significato di ‘gioia’ lo si trova in testi posteriori (uno dei primi esempi in Gellio, che glossa laetitia con ‘exultatio animi’) ma la spinta più forte verso questo significato è dovuta alla lingua liturgica, che impiega laetus, laetitia e altri termini della stessa famiglia per rendere alcuni termini greci collegati all’idea dell’essere beato (es. il verbo sugkháiro). È perciò lieto ciò che è ‘fertilizzato, ingrassato’, dal momento che produrrà buoni frutti.
Tra le lingue romanze l’italiano è quella che ha meglio conservato il paradigma di laetus, laetare: ha letame e nell’italiano regionale toscano leto ‘imbrattato di letame’ che conserva la valenza originaria; e poi letizia, letiziare, letiziarsi, letiziato, letizioso, letifero, letificare, letificarsi, letificato, letifico, letificazione, e persino letificatore e letificatrice, quest’ultime parole desuete confinate alla varietà burocratica.
Alla stessa matrice contadina si riallaccia felix, –icis, il cui significato originario è ’di fecondo, fertile, produttore di frutti’. Lo si trova in unione alla parola per albero (felices arbores) per indicare gli alberi frugiferi, portatori di frutti. Per contro sono infelici gli alberi sterili, che non portano frutti. Questo significato concreto si mantiene vivo nella lingua popolare fino all’epoca imperiale, costituendo una sorta di “doppione” di fecundus.
Il significato che ha oggi in italiano come per laetus è posteriore e dovuto alla necessità propria della lingua liturgica di rendere i termini della beatitudine della lingua greca. In questo caso l’antecedente a cui ci si ispira è mákarios ‘beato’. Felix si è così “specializzato” nel significato di “favorito dagli dei e perciò beato, felice, propizio”.
Guardando invece indietro, alle origini del latino, ad una fase etimologica quanto più possibile remota, si può ipotizzare per felix un antecedente non attestato (ricostruito sulla base delle attestazioni di cui si dispone) *fela ‘mammella’. Se così fosse, allora l’idea di fertilità si profilerebbe come fertilità collegata alla nutrizione del neonato e il significato di felix sarebbe di ‘che dà il latte’. Di questo significato primigenio non si hanno tracce nelle attestazioni latine di cui disponiamo, ma l’ipotesi è verisimile e si profilerebbe il collegamento con fel(l)o ‘succhiare’, per contiguità con la tetta, da cui si succhia.
Per ragioni facilmente immaginabili fel(l)o ‘io succhio’ e i suoi nomina agentis fellator e fellatrix ‘colui, colei che succhia’ si sono specializzati nel dominio linguistico del sesso, in cui, probabilmente per la struttura fonica, si sono mantenuti – tanto da essere tuttora impiegati in questo senso’ come termini eufemistici, utilizzabili pertanto anche in contesti formali.
La via che ha condotto a it. gioia è invece del tutto diversa. Il punto di partenza, ovviamente, è il latino, gaudium, usato nella lingua popolare per lo più al plurale gaudia (forma che si presta, a differenza del singolare, ad essere impiegata, per ragioni metriche, nella poesia basata sul dattilo), che in francese è diventato joie (prime attestazioni intorno al 1000 d.C.). La forma che il termine ha assunto in italiano è dovuta alla ripresa dal francese.
(Nota bibliografica: per il latino la fonte principale di materiale etimologico è Ernout-Meillet, Dictionnaire étymologique de la langue latine, Klincksieck 1951; come dizionario di riferimento per la ricerca dei termini della letizia è stato impiegato il Grande dizionario dell’italiano dell’uso curato da Tullio De Mauro)
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