“COSE DELL’ALTRO GEO” del 24 gennaio 2011
“QUALE CAPO DI ABBIGLIAMENTO TRA BIKINI, PANAMA E BERMUDA PRESE IL NOME DA UN FAMOSO ATOLLO?”
BIKINI: (o bichini), costume balneare per donna, assai succinto, in due pezzi.
Neologismo, attestato nel 1949, dal nome dell’atollo del Pacifico – Bikini, per l’appunto – sul quale gli americani nel 1946 sperimentarono nuove bombe atomiche. Alcuni sostengono che la sua introduzione risalga allo stesso 1946, a 4 giorni dopo gli esperimenti atomici, ad opera di un ingegnere autore di una collezione per la moda mare che presentava questa novità.
Sembra che l’accostamento sia stato suggerito dall’audacia del costume.
Risposte sbagliate
PANAMA (HAT): 1833, indica un cappello fatto con la foglia non sviluppata di un tipo di palma tipico dell’America centrale (la Carludovica palmata). La prima volta fu fabbricato in Ecuador, in una località, Jipijapa, il cui nome è impiegato in America Latina per riferirsi proprio al cappello. C’è chi fa risalire l’uso del termine Panama alla visita di Roosevelt ai lavori dell’omonimo canale (1906), e chi invece ritiene che questo nome derivi dal fatto che a Panama si trovasse il maggior centro di distribuzione del jipijapa.
Quanto invece al nome di Panama, per lo più si ritiene che l’etimo vada ricondotto ad una lingua locale e che facesse riferimento all’abbondanza (c’è chi dice di pesce, chi di farfalle, chi di alberi).
BERMUDA: (o bermudas), pantaloncini estivi maschili e femminili che arrivano al ginocchio.
Dall’ingl. bermudas, nome (usato in particolar modo al plurale) di un arcipelago corallino dell’Atlantico settentrionale, colonia semiautonoma del Regno Unito; voce registrata da I. Klajn, Influssi inglesi nella lingua italiana, 1973, che l’attesta per la prima volta in italiano nel 1952 in G. Soavi. Sembra che il capo sia stato introdotto nell’arcipelago omonimo a seguito di una legge che impediva alle donne di mostrare le gambe interamente nude.
ALTRI TERMINI DELL’ABBIGLIAMENTO DA NOMI PROPRI
CRAVATTA: dal fr. cravate, 1651, propriamente ‘croata’ (accessorio formato da una striscia con lembi più o meno larghi da annodare sotto al colletto a completamento della camicia), in quanto capo che costituiva parte integrante dell’abbigliamento dei cavalieri croati. La forma croatta in italiano è attestata nel 1673; di alcuni anni dopo è crovatta; cravatta compare nel 1707.
JEANS: sost. invariabile (se non nella forma blue jeans), tela di cotone ruvida e robusta, in genere di colore blu, usata per abiti da lavoro e indumenti sportivi. Per estensione ‘pantaloni sportivi di taglio simile’. Dall’inglese blue jeans, il cui antenato jene fustyan ‘fustagno di Genova’ è attestato già nel 1567. In italiano si trova attestato in una rivista (Oggi) nel 1956.
Voce composta da jeans, nome della ‘tela’ probabilmente proveniente da Genova (in fr. Genes, ant. Gennes, Jennes, pronunciato alla francese) ‘di colore azzurro’ (blue).
CARDIGAN: ‘giacca di maglia senza collo né risvolti’, dal nome del generale Brundenell, conte di Cardigan, che descrisse ecommentò la Carica dei 600, o carica della brigata leggera, del 1854 (in occasione della battaglia di Balaclava, episodio-chiave della guerra di Crimea, che vide UK, Francia e Impero Ottomano alleati contro la Russia).
REBECCA: (dallo sp. rebeca) dall’abbigliamento dell’attrice principale del film di Hitchcock, intitolato Rebecca per l’appunto (1940), che era solita indossare giacchine a maglia da donna, senza collo, allacciata sul davanti, il cui primo bottone sta, in genere, all’altezza della gola.
Per il Dizionario della Real Accademia Spagnola (RAE) la prima attestazione del termine nella lessicografia sarebbe del 1984, ma questo ritardo potrebbe spiegarsi con ragione politiche (tendenze ad evitare termini di origine ebraica diffusa nel periodo del franchismo). Non sono riuscita a trovare la data della prima attestazione in italiano.
Un altro famoso capo di abbigliamento che trae origine dal mondo cinematografico è baby-doll, dal film omonimo di Elia Kazan la cui protagonista è una moglie-bambina che indossa un pigiama di fattezze ridotte.
SAHARIANA: da Sahara, attestato nei dizionari italiani per la prima volta nel 1942, il suo impiego decorre almeno dal 1935. Adoperata in Africa, nell’ambito bellico-coloniale, nel periodo fascista venne adottata come divisa facoltativa. Può essere descritta come simile ad una giubba ma abbondante, con il colletto chiuso e stretta in vita da una cintura. È detta anche safari jacket.
BASCO: copricapo di panno morbido, aderente, tondeggiante, senza tesa. I dizionari datano la prima attestazione in italiano al 1929, probabilmente per via del suo uso come copricapo d’ordinanza da parte di numerosi corpi militari. Ricorrente è anche l’uso da parte di artisti, in particolar modo pittori (di qui l’immagine bohémienne che spesso evoca). L’origine va ricollegata alla popolazione stanziata nel golfo di Biscaglia, presso i Pirenei, ma il suo uso si ritrova già presso Greci e Romani. Il suo femminile, basca, anche nella forma diminutiva baschina, indica invece la parte della giacca femminile dalla vita al fianco.
LODEN: come per Barbour e Montgomery (dal maresciallo inglese omonimo che lo indossava abitualmente durante la seconda guerra mondiale, determinandone la notorietà. Curiosamente questa voce non sembra invece aver attecchito in inglese) il termine oggi indica una foggia, un modello, indipendentemente dal produttore. In origine il termine indicava il cappotto mantello, di origine tirolese, reso impermeabile con particolari trattamenti (che ne consentirono la produzione in 405 tipi diversi). Successivamente il cappotto confezionato con tale tessuto. L’origine del termine è per lo più ritenuta incerta, ma ricondotta ad una matrice germanica (alcuni sostengono sia da individuarsi in lodo o loda ‘pelo’). In italiano il termine ricorre nell’accezione del tessuto dalla fine dell’Ottocento, in quella del cappotto dal 1928 (in Pirandello). La storia lo ricorda come indossato, tra gli altri, dall’imperatore Francesco Giuseppe.
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